La liquidità in azienda: risorsa strategica o segnale di inefficienza?
Che uso strategico sto facendo della liquidità aziendale?
Qualche tempo fa, un amico professore universitario mi ha chiamato per commentare un fenomeno che osservava con una certa perplessità: l'incremento della liquidità accumulata dalle PMI familiari nel post-Covid. La sua domanda era piuttosto diretta: non è che stiamo assistendo a una gestione inefficiente, se la liquidità in eccesso non viene investita a beneficio dell’azionista?
La domanda non è banale. Nella teoria economica classica, un’azienda che detiene troppa liquidità rischia di compromettere il ritorno sul capitale investito. Tuttavia, la pratica manageriale e la realtà imprenditoriale sono ben più sfumate. Per anni, nei corsi universitari, la liquidità è stata trattata come un semplice supporto all’operatività aziendale, legata al capitale circolante. Eppure, ci sono aziende come Apple che tengono in bilancio miliardi di dollari, senza apparente motivo operativo. Perché?
Settori e rischi: la liquidità come risposta all’incertezza
La spiegazione più immediata riguarda il livello di incertezza che un’azienda affronta. Le imprese tecnologiche, che convivono con discontinuità di settore, accelerazioni improvvise e rischi tecnologici, detengono più liquidità rispetto a settori regolamentati e stabili, come le utility.
Per le aziende cicliche o legate alle materie prime, la liquidità svolge un ruolo di ammortizzatore. È il cuscinetto che permette di navigare attraverso una recessione o un crollo delle commodity senza dover necessariamente sacrificare investimenti o capitale strategico.
Le nostre PMI in fondo non fanno altro che accumulare liquidità per far fronte a periodi di forte incertezza. Spesso la liquidità consente di avere più tempo per modificare la rotta.
I nostri imprenditori (a volte anche senza esserne del tutto consapevoli) stanno difendendo le loro aziende.
Il ciclo di vita d’impresa e la funzione dinamica della liquidità
La prospettiva cambia se osserviamo il tema della liquidità attraverso le lenti del ciclo di vita aziendale:
Startup: per chi è nelle fasi iniziali, la liquidità è ossigeno. Senza flussi di cassa positivi, la cassa serve a finanziare il tempo necessario per validare il prodotto, costruire il team, resistere fino al prossimo round o evitare di vendere equity a sconto.
Scale-up: la fase di crescita esplosiva necessita di liquidità per scalare rapidamente, entrare in nuovi mercati, assorbire nuove competenze o acquisire tecnologie.
Aziende mature: la liquidità qui può diventare il siero di giovinezza per investimenti trasformativi o per finanziare operazioni di M&A in ottica di espansione o diversificazione.
Aziende in declino: la cassa residua garantisce un’uscita ordinata, permette di ristrutturare il debito o di dismettere asset senza svendere.
Liquidità, governance e asimmetria di potere
Esiste anche un tema di governance. Senza una pressione significativa da parte degli azionisti, il management tende fisiologicamente ad accumulare liquidità. Perché? La disponibilità di cassa rafforza il potere negoziale dei manager, permette di esplorare operazioni straordinarie (spesso ispirate dai suggerimenti di consulenti e banchieri ben felici di gestire quella liquidità), ma soprattutto consente di costruire imperi aziendali e lasciti personali.
È uno dei motivi per cui la governance moderna impone spesso vincoli e policy di allocazione della liquidità, per evitare che diventi una leva di potere più che uno strumento di sviluppo.
Sintesi
Le imprese attraversano il proprio ciclo di vita accumulando e utilizzando liquidità per motivazioni che evolvono nel tempo. Startup per sopravvivere, scale-up per scalare, imprese mature per rigenerarsi, imprese in crisi per uscire dal mercato e gestire con ordine il percorso liquidatorio.
Per chi fa impresa oggi, la domanda chiave non è semplicemente "quanta liquidità ho?" ma "che uso strategico ne sto facendo?"
Oppure la liquidità è sintomo di bilancio falso (Parmalat😉).